MAPPA DEI RISCHI

La piattaforma fornisce ai cittadini una informazione integrata sui rischi naturali
che insistono sul territorio italiano: sismico, alluvioni, frane e vulcanico.

SCOPRI LA SITUAZIONE DI RISCHIO NELLA TUA ZONA
www.istat.it

Inserisci il tuo comune di interesse, in seguito seleziona, visualizza report e avrai il quadro aggiornato della percentuale di rischio nella tua zona di interesse.

L’edizione 2018 del rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia fornisce il quadro di riferimento aggiornato sulla pericolosità da frana,
idraulica e sugli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali per l’intero territorio italiano.

Il Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, nell’edizione 2018, aggiorna il quadro sulla pericolosità per frane e alluvioni del territorio nazionale,
presentando le nuove mosaicature realizzate dall’ISPRA sulla base dei dati forniti dalle Autorità di Bacino Distrettuali.
Oltre all’aggiornamento dei dati su popolazione, imprese e beni culturali a rischio, contiene due nuovi indicatori relativi a famiglie ed edifici.

I principali dati dell’Edizione 2018: 7.275 comuni (91% del totale)
sono a rischio per frane e/o alluvioni; il 16,6% del territorio nazionale
è classificato a maggiore pericolosità; 1,28 milioni di abitanti
sono a rischio frane e oltre 6 milioni di abitanti a rischio alluvioni.

Nella storia delle alluvioni in Italia ci sono eventi che più di altri sono rimasti nella memoria comune, per aspetti diversi: l’alluvione del 1951 nel Polesine con le sue immagini di una terra che diventa un’immensa distesa d’acqua e le sue pesanti ripercussioni sociali ed economiche di lungo periodo; l’alluvione che colpì Firenze nel 1966 il cui impatto emotivo, suscitato dai danni provocati dall’alluvione al patrimonio artistico e culturale, fece scattare una mobilitazione generale; l’evento di Soverato del 2000, quando a seguito di un evento meteorico particolarmente intenso e alla rapidissima concentrazione dei deflussi, il torrente Beltrame, una fiumara che si origina dall’Aspromonte, si abbatté con la sua massa d’acqua e detriti su un campeggio, ubicato nell’area golenale del torrente, che ospitava persone quasi tutte disabili e relativi accompagnatori; le alluvioni del Tanaro nel 1994 e del Po nel 2000 con le migliaia di sfollati e le immagini di strade interrotte, ponti crollati, abitazioni e aziende sommerse. Nella memoria più recente si addensano altri eventi su aree i cui nomi si ripetono più spesso di altri, Capoterra, Messina, Genova, Le Cinque Terre, la Lunigiana, la Val di Vara, Massa Carrara.
Infine si ricorda l’evento del 18-19 novembre 2013 che ha interessato Olbia, il territorio nord orientale e sud occidentale della Sardegna.

Rispetto all’imprevedibilità degli eventi alluvionali, esiste comunque una sorta di ripetitività
nell’accadimento degli eventi stessi, nel senso che medesime porzioni di territorio nel tempo sono state interessate da inondazioni e alcune di esse a causa delle caratteristiche morfologiche e di uso del suolo, che condizionano le dinamiche dell’evento e il tipo e per la numerosità e il valore degli elementi esposti al potenziale danneggiamento si configurano come aree a rischio potenziale significativo di inondazione.

Un set degli indicatori nazionali di rischio idrogeologico elaborati da ISPRA
è stato pubblicato ad agosto 2017 sulla piattaforma Mappa dei rischi dei comuni italiani
ideata dalla Struttura di Missione Casa Italia (ora Dipartimento Casa Italia)
della Presidenza del Consiglio dei Ministri e curata dall’ISTAT,
in collaborazione con ISPRA, INGV e MiBACT.

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La piattaforma fornisce ai cittadini una informazione integrata sui rischi naturali che insistono sul territorio italiano: sismico, alluvioni, frane e vulcanico.

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L’edizione 2018 del rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia fornisce il quadro di riferimento aggiornato sulla pericolosità da frana, idraulica e sugli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali per l’intero territorio italiano.

Il Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, nell’edizione 2018, aggiorna il quadro sulla pericolosità per frane e alluvioni del territorio nazionale,
presentando le nuove mosaicature realizzate dall’ISPRA sulla base dei dati forniti dalle Autorità di Bacino Distrettuali.
Oltre all’aggiornamento dei dati su popolazione, imprese e beni culturali a rischio, contiene due nuovi indicatori relativi a famiglie ed edifici.

I principali dati dell’Edizione 2018: 7.275 comuni (91% del totale) sono a rischio per frane e/o alluvioni; il 16,6% del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità; 1,28 milioni di abitanti sono a rischio frane e oltre 6 milioni di abitanti a rischio alluvioni.

Nella storia delle alluvioni in Italia ci sono eventi che più di altri sono rimasti nella memoria comune, per aspetti diversi: l’alluvione del 1951 nel Polesine con le sue immagini di una terra che diventa un’immensa distesa d’acqua e le sue pesanti ripercussioni sociali ed economiche di lungo periodo; l’alluvione che colpì Firenze nel 1966 il cui impatto emotivo, suscitato dai danni provocati dall’alluvione al patrimonio artistico e culturale, fece scattare una mobilitazione generale; l’evento di Soverato del 2000, quando a seguito di un evento meteorico particolarmente intenso e alla rapidissima concentrazione dei deflussi, il torrente Beltrame, una fiumara che si origina dall’Aspromonte, si abbatté con la sua massa d’acqua e detriti su un campeggio, ubicato nell’area golenale del torrente, che ospitava persone quasi tutte disabili e relativi accompagnatori; le alluvioni del Tanaro nel 1994 e del Po nel 2000 con le migliaia di sfollati e le immagini di strade interrotte, ponti crollati, abitazioni e aziende sommerse. Nella memoria più recente si addensano altri eventi su aree i cui nomi si ripetono più spesso di altri, Capoterra, Messina, Genova, Le Cinque Terre, la Lunigiana, la Val di Vara, Massa Carrara.
Infine si ricorda l’evento del 18-19 novembre 2013 che ha interessato Olbia, il territorio nord orientale e sud occidentale della Sardegna.

Rispetto all’imprevedibilità degli eventi alluvionali, esiste comunque una sorta di ripetitività nell’accadimento degli eventi stessi, nel senso che medesime porzioni di territorio nel tempo sono state interessate da inondazioni e alcune di esse a causa delle caratteristiche morfologiche e di uso del suolo, che condizionano le dinamiche dell’evento e il tipo e per la numerosità e il valore degli elementi esposti al potenziale danneggiamento si configurano come aree a rischio potenziale significativo di inondazione.

Un set degli indicatori nazionali di rischio idrogeologico elaborati da ISPRA è stato pubblicato ad agosto 2017 sulla piattaforma Mappa dei rischi dei comuni italiani ideata dalla Struttura di Missione Casa Italia (ora Dipartimento Casa Italia) della Presidenza del Consiglio dei Ministri e curata dall’ISTAT, in collaborazione con ISPRA, INGV e MiBACT.